ICONOGRAFIA CRISTIANA
DELLE ORIGINI
Catacombe: Culla
della civiltà artistica delle prime comunità
INTRODUZIONE

Il cristianesimo arrivò ben
presto a Roma. Quando S.Paolo
vi giunse verso il 61, vi trovò una comunità cristiana già ben organizzata che lo
accolse sulla Via Appia (At.28,14). Essa era
sorta spontaneamente allorchè - come ricordano gli Atti (2,10) - tra gli
ascoltatori di Pietro la mattina di Pentecoste c’erano degli stranieri romani”. La prima comunità cristiana era costituita per lo più di gente
umile e povera: braccianti, operai, schiavi, quelli che per primi
potevano accogliere il messaggio liberante di Cristo; ma c’erano anche dei ricchi. Che secondo l’insegnamento degli Apostoli
(Atti,4, 32-35), fornivano i mezzi per il sostentamento
e l’organizzazione della comunità mettendo a disposizione le proprie case le “domus
ecclesiae per le riunioni liturgiche della
comunità. Nelle loro ricche dimore
avvenivano le assemblee dei credenti, le celebrazioni eucaristiche e
i battesimi.
LE CATACOMBE
E furono i benestanti
che donarono i terreni per le sepolture. Il crescente numero dei
cristiani , le persecuzioni, le necessità dei poveri e la consapevolezza
che l’unità dei credenti si doveva conservare
anche nella morte, sviluppò nei cristiani, sin dal sec. II, la necessità
di avere sepolture proprie. Il nome col quale i cristiani definivano i
luoghi delle sepoltura è “cimitero”. Un termine che si oppone a “necropoli” (città dei
morti) in uso nel mondo pagano. Cimitero deriva dal greco Koimào=
dormire e rivela la fede nella
risurrezione: il cimitero diventava per i cristiani, che chiamavano “dies natalis” il giorno della
morte, il “luogo del sonno” in attesa della
risurrezione. I cimiteri cristiani assunsero il nome di CATACOMBA, solo a
partire dall’ epoca
medioevale. “Catacomba” deriva dal greco e significa “presso la cavità”;
l’unico cimitero cristiano conosciuto
nel Medioevo perché sopravvissuto
alle distruzioni dei secoli barbari era
quello di S.Sebastiano che appunto si trovava in un
avvallamento, una cava.
Le aree sepolcrali sorte tra il II e il III
secolo, fanno derivare il nome del generoso donatore: Priscilla, Domitilla, Pretestato,
Ottavilla, la catacomba di S.Callisto,
divenne il cimitero ufficiale e più importante della Chiesa nel III secolo.
In considerazione del numero e dei
mezzi limitati i cristiani scelsero la forma di sepoltura sotterranea; i
defunti venivano deposti nei loculi, cavità
sovrapposte lungo le pareti della galleria. Questi cimiteri che avevano un
carattere fortemente
ugualitario, si ampliarono costituendo un
un reticolo di gallerie e
aree sepolcrali scavate per chilometri, nel tenero tufo del Lazio e sovrapposte
a 4 o 5 piani sino ad una profondità di
25 metri.

Minime sono le strutture
architettoniche: l’arcosolio, i cubicoli, i lucernari.
Arcosolio con
i 12 Apostoli
Ipogeo degli Aureli
–Roma
LE
SEPOLTURE
Nel loculo, veniva
deposto il corpo, non bruciato, avvolto in un lenzuolo, il loculo veniva chiuso
da una lastra di pietra o marmo su cui era inciso il nome, una data, un simbolo. Accanto la lucernetta.

Catacomba di
Priscilla – Buon Pastore sec.II-in.III
L’ICONOGRAFIA
Questi cimiteri, sono anche la culla della civiltà artistica delle
prime comunità. Sulla lastra che chiudeva il loculo erano tracciati dei segni e il cubiculo veniva decorato. Il simbolo è il linguaggio caratteristico dell’antichità cristiana
Di questo
linguaggio simbolico sembra parlarci nell’Octavius,
Mincio Felice quando enumerando i più innominabili comportamenti dei cristini, ricorda che essi comunicano e si riconoscono a attraverso “segni”
Il termine SIMBOLO viene
dal greco "sumballon" e dal verbo sumballo
che significa "mettere insieme" (in questo caso unire il segno
al concetto), allude ad un segno o una figura visibile fatta per esprimere una
realtà non rappresentabile. Segno comprensibile dagli iniziati
Sulle lastre tombali che chiudevano i loculi veniva scritto il nome, un’augurio
un segno simbolico
I più antichi simboli cristologici sono: il BUON
PASTORE, immagine frequente già nel repertorio mitologico come divinità agreste. Entrato nel
simbolismo cristiano venne inciso sulle epigrafi e
dipinto nei cubicoli. Il Pastore è rappresentato nella piena
giovinezza, vestito della corta tunica,
la cintura ai fianchi, i calzari ai piedi, è il simbolo più
rappresentato nell’arte delle origini. È
il primo simbolo di Cristo crocifisso: il Pastore
buono che dà la vita per le sue pecore, immagine usata da Gesù
stesso nella parabola (Lc.15,3-7; Gv.10,11-16) per esprimere il suo amore di Salvatore.

Molto noto è il MONOGRAMMA di Cristo
costituito dalle due prime lettere – la X (chi) e la I (iota) oppure la
X e la P (ro) - del nome greco ”Gesù
Cristo”; diventerà il chrismos costantiniano simbolo della Croce vittoriosa. Più tardi comparirà con
l’aggiunta di a - w (alfa e omega) e sarà il simbolo del “Cristo Signore” dell’Apocalisse 22,13 “Io sono l’a
e l’w, il Primo e lUltimo, il Vivente”.
La CROCE GAMMATA (uncinata) è un antichissimo
simbolo astrale di origine
orientale, entrò nella simbologia cristiana come simbolo della luce di Cristo

Epigrafe di IRENE –Cat
S.Callisto Roma
Frequentissima è la COLOMBA, atta a simboleggiare - nella sua naturale
innocenza - la dolcezza, l’umiltà, la mansuetudine, la carità, cioè le virtù che caratterizzano l’anima cristiana. La
Colomba, che in Oriente simboleggia l’amore, nelle epigrafi cristiane porta il ramo d’ulivo o si ciba al
grappolo, oppure beve alla fonte e diventa espressione dell’anima entrata nella
pace di Dio e partecipe del convito eterno; appare spesso vicino all’ORANTE,
figura vestita di una tunica con larghe maniche e con le braccia alzate in
preghiera, la “pietas” per i romani. Nell’iconografia cristiana l’Orante simboleggia l’anima in possesso della beatitudine celeste che
intercede per coloro che restano. Rappresenta lo
“status” di gioia, il canto e la lode al Signore.
“L’Orante è - dice S.Ambrogio nel 370 - la posizione del Cristo in croce”.

Nell’epigrafe
d’ALESSANDRA ( Museo Pio
Cristiano) l’Orante compare accanto alla colomba che porge la CORONA. Questo è un altro simbolo
frequentissimo, venne usato da Paolo (1° Cor. 9-24,27)
e nell’Apocalisse(2-10) “Sii fedele,
ti darò la corona della vita”.
L’uso
profano della corona nei cortei
trionfali, nei banchetti e nei sacrifici, rese cauti i cristiani nell’adottare
questo simbolo che diventerà poi emblema di vittoria sul martirio insieme con la PALMA: “Vidi
una gran folla di persone…che tenevano rami di palma, sono quelli che vengono
dalla grande tribolazione”(Ap.7-9,13)
Frequente è la NAVE, simbolo
della Chiesa e della vita del cristiano
che, sbattuta tra i flutti, combatte la “buona battaglia per conservare la fede e meritare il premio
eterno” (II Tm. 4,7). La Nave è la Chiesa, il
pilota è Cristo - simboleggiato nella croce dell’albero - che conduce al porto
della salvezza eterna quelli che a lei
si affidano. La Nave conduce al
porto cui la orienta il FARO, simbolo di
Cristo “luce del mondo”: l’anima fa il suo ingresso in Cielo.
Numerosi sono poi altri simboli tratti dal mondo animale: il
PESCE diffuso
nei graffiti, fin dal II secolo. Deriva dall’acrostato ICQUC= pesce, originato dalle iniziali della
frase greca che in italiano suona “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”.

Epigrafe Licinia Amias
sec.III Vaticano
Questo
simbolo, professione di fede nella
divinità di Cristo, divenne il segno qualificante dei cristiani che si
configuravano come i pesciolini.
Molto
interessante è l’epigrafe di
Licinia Amias (dalla Necropoli Vaticana) del
III sec. Dopo la dedica ancora pagana “D…M”,
agli “dei Mani”, esordisce con l’invocazione al Cristo (ICQUC) pesce dei viventi seguita
da un’ancora con due pesci.
A volte il Pesce porta un cesto con pane e vino e diventa simbolo dell’Eucarestia (Cat.S.Callisto)

Fenice- Graffito Catacomba di S.Callisto
La FENICE, uccello mitico
dell’Arabia, simboleggia la Risurrezione.
Il PAVONE già usato nel
mondo pagano, indica l’immortalità. Molto diffuso, decorava anche le lucernette che nel
buio del cunicolo, in un insieme altamente suggestivo,
esprimevano la fede nella luce di Cristo
risorto.
I
SIMBOLI -
silenziose, commosse testimonianze di fede - sono i segni creati dai primi
cristiani per i tempi nuovi. Graffiti
con immediatezza e senza pretese estetiche, hanno però la forza comunicativa
dell’opera d’arte e l’attualità dei disegni dei “grandi artisti del XX secolo che, superata la soglia della forma e del tecnicismo si avventurano liberi nelle zone misteriose, radiose e
sublimi dello spirito”
"I
SIMBOLI cristiani nacquero nel buio, ma furono luce di gente che non si divertiva a scrivere
sui muri per capriccio. Furono testimonianze di uomini
e di donne bambini anziani, che
andavano cantando al Circo Massimo,
incontro alle croci alle scuri, al
fuoco, alle belve... primizia della fede di un popolo che osava credere nella
più incredibile delle verità: la Risurrezione... In quelle commosse
preghiere in quei colloqui abbreviati col Trascendente, c'era tutto il
rapporto del credente con Dio"(Costantino Ruggeri- Stenografie
dell’anima - Piemme).
LA
RAFFIGURAZIONE BIBLICA
La comunità
cristiana, pur condizionata dalla clandestinità e dall’originario aniconismo (proibizione delle immagini) giudaico, si
sviluppa in un ambito, quello romano, fortemente desideroso di immagini. Inoltre Il precetto
ebraico della proibizione delle immagini, non era generalizzato nel mondo cristiano,
erano presenti due correnti: la prima legata alle
concezioni veterotestamentarie contrarie alle
immagini, rappresentata da scrittori del
sec. II-III, come Tertulliano Cipriano, Ireneo; la
seconda favorevole alle immagini e rappresentata da Clemente e Origene.
I cristiani, immersi nella
cultura romana, sin del II secolo trasferirono la
tendenza decorativa romana nei loro ambienti famigliari e sepolcrali.
Le opere pittoriche erano
affini all’arte funeraria pagana, ma concettualmente diverse. Per il pagano,
secondo il quale la morte segna la fine di tutto, la tomba
rappresentava il limite oltre il quale non c’è che un mondo di ombre; per il
cristiano invece, per il quale la morte segna il passaggio alla vita piena e
definitiva, il dies natalis,
la tomba costituiva un luogo provvisorio, in attesa del risveglio finale.
Arte dei fossores
Le decorazioni cristiane
sono apparentemente molto simili a quelle pagane, ma la concezione di fondo è radicalmente diversa: il cristiano adorna la
tomba per dire attraverso le immagini la sua fede, secondario resta l’aspetto
“artistico”. Non si deve dimenticare che
l’arte paleocristiana era opera
dei fossores, cioè
di coloro che scavavano i sepolcri e che, molte volte, non sapevano dipingere e
scolpire, ma sapevano lasciare nelle
immagini una splendida testimonianza di fede vissuta.
Non si sono raggiunte nelle catacombe le alte
cime dell’arte, ma tutte le raffigurazioni suscitano interesse ed emozione
perché sono rappresentazioni figurative
dei primi secoli e ci tramandano la testimonianza della fede nascente e la speranza in Cristo,
come dice Costantino Ruggeri.
Antichità e interpretazioni
Le più antiche decorazioni
cristiane sono anteriori agli scritti dei padri e assurgono a valore di
documento archeologico e teologico iconografico.
Sono state date diverse
interpretazioni delle immagini dagli studiosi: Per Giovanni Battista De Rossi
le immagini hanno scopo didattico per Viktor Schultze vanno spiegate in relazione al
mistero della morte, Edmond Le Blant vi vede il
riflesso della liturgia, in queste immagini della salvezza
(Isacco liberato dal sacrificio, Giona liberato dal
mostro, Susanna dai vegliardi, i fanciulli dalla
fornace, Danieledai leoni). Le immagini del
repertorio primitivo rifletterebbero i concetti delle prime preghiere
liturgiche.
Paul Styger respinge e prospetta una soluzione materialista: cioè la sola finalità decorativa. Aimè
George Martimort scorge
nell’iconografia l’eco della catechesi antica: la Bibbia forniva gli esempi per
illustrare ai catecumeni i misteri della fede.
Perciò il repertorio iconografici abbonda di
quei paradigmi biblici dell’antico e del Nuovo Testamento (miracoli di Gesù).
Per altri non c’è un’unica
chiave di interpretazione di questa iconografia, ma
occorre verificare ogni volta.
Le CARATTERISTICHE
DELL’ICONOGRAFIA PALEOCRISTIANA
L’intenzione dell’artista
delle catacombe non è quella di rappresentare un preciso momento storico
biblico, bensì quella di richiamare alla memoria il fatto.
A questo scopo l’artista
riuniva i vari elementi di una storia separati nello spazio e nel tempo per
evocare, con la forza della sintesi, tutta la profondità di un avvenimento affinchè rimanesse ben presente al fruitore.
Ideogrammi
L’arte paleocristiana
procede per ideogrammi non per fotogrammi: in un’unica scena sono evocativa i
vari elementi di un’unica storia. Accade così che i fatti evocati in una stessa
scena abbiano diversa provenienza specialmente quando è rappresentato un ciclo
come nel sarcofago di Giona del Museo Lateranense:
Giona gettato in mare dalla nave, raccolto dal mostro marino e poi da questi restituito, Giona sotto la pergola. Quest’ultima scena appare separata dalla scena di Giona
sopra la nave a causa dell’inserimento di un motivo estraneo al ciclo: il
miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, miracolo che rimanda all’ Eucaristia la quale si inserisce come pane di vita, come pegno di risurrezione
dentro il mistero di morte e di vita che Giona prefigura. parossismo
Nel sarcofago di S.Ambrogio di Milano
appare il contrasto dei 3 ragazzi ebrei che rifiutano di adorare la
statua del re di Babilonia(Dn
3,21) in antitesi con i magi che offrono i loro doni al neonato re dei Giudei (Mt 2,2). La scena dei tre fanciulli
nella fornace ardente si è diffusa durante la Tetrarchia, in un momento in
cui il culto imperiale conosceva un pericoloso parossismo. I tre personaggi
sono rappresentati come oranti tra le fiamme, con le braccia alzate mentre le
fiamme si innalzano intorno a loro. I
tre ebrei son rappresentati vestiti
all’orientale: tunica corta stretta in
vita, pantaloni a sbuffo e berretto frigio. Nella catacomba di
Priscilla, al di sopra delle loro figure, si libra
una colomba immagine dell’esaudimento divinoalla fede espresso dalla preghiera dei tre fanciulli
(Dn 3,24-45).
Questa scena venne rappresentata molte volte sui sarcofagi in relazione
all’adorazione dei Magi, essi, come i Magi, indicano la stella quasi per
mostrare la causa del loro rifiuto, in
questo modo i tre fanciulli diventano i magi
e Nabuccodonosor Erode. Wilpert osserva che
tale compenetrazione di argomenti dell’Antico e del
Nuovo Testamento è un’ulteriore prova che l’arte funeraria cristiana che non è
storica, ma anzitutto simbolica.
L’Iconografia
Paleocristiana, come nel linguaggio le parole unendosi fra loro formano una
frase, così le immagini, ponendosi una accanto all’altra, lanciano un
messaggio.
Fondamentale per
comprendere queste scene bibliche è l’ermeneutica, stabilire l’esatta
interpretazione dei singoli elenenti. Per es. chi
ignora che secondo una antichissima tradizione S.
Paolo sarebbe stato decapitato lungo la riva sinistra del Tevere avrà difficoltà a spiegare perché si
trova raffigurato frequentemente un corso d’acqua accanto all’immagine del
martirio del santo.
BIBLIOGRAFIA
FIOCCHI, BISCONTI
MAZZOLENI – Le Catacombe Cristiane Di Roma –Schnell&Steiner 1998
COSTANTINO RUGGERI - Stenografie Dell’anima Ed Piemme 1991
RAFFAELLA FARIOLI –
Elementi Di Iconografia Cristiana Ed.Patron Bologna
ANTONIO BARUFFA – Le Catacombe
Di S.Callisto –
Libreria Editrice Vaticana
EGON SENDLER – Icona
Immagine Dell’invisibile - Ed Paoline
G.WILPERT – La Pittura Delle Catacombe Romane
“
- I Sarcofagi Cristiani Antichi –
Città del Vaticano
MANFRED LURKER – Dizionario
delle Immagini e dei Simboli Biblici - Ed Paoline 1989
LUIGI CERVELLINI – L’arte
Cristiana delle origini – LDC 1998