
EPIFANIA

I magi nel sarcofago del "Presepe"
Sul coperchio di un sarcofago catacombale
d'inizio sec.IV e che si trova oggi nel Museo Pio Cristiano a Roma detto del Presepe, è scolpita la scena che rimanda
subito alla più nota e poetica immagine natalizia, ma una più attenta osservazione degli elementi compositivi, ci rivela qualche
anomalia e ci trasmette qualcosa di più profondo che c'induce a ricercare il
significato reale che lo sconosciuto autore
dell'opera voleva comunicare.
"Presepe" significa letteralmente "mangiatoia" e la mangiatoia è l'unico riferimento ambientale che identifica, nel
vangelo di Luca (2,7), la prima dimora del neonato Gesù.
Nella scultura del "Presepe" la
mangiatoia è una grande cesta di vimini posizionata al centro della composizione e molto ingrandita secondo l'antico uso
egiziano che ingrandiva il personaggio più importante. Accanto al Bambino - che è un piccolo adulto
e fasciato come una mummia - appare la figura di un giovane uomo, un pastore, o
forse più probabilmente il profeta che, come nel dipinto della Catacomba di
Priscilla, indica la stella. Accanto al Bambino i due animali, il bue e l'asino, al di sopra
la stella e i tre Magi molto definiti
nei loro atteggiamenti e descritti con
precisione nei loro costumi orientali.
Accanto a Gesù manca la madre; la figura femminile di destra raccolta nel
panneggio classico potrebbe essere Maria, ma più
probabilmente è una figura appartenente ad una scena successiva del sarcofago.
La raffigurazione esprime il racconto della
Natività narrato dall'evangelista Matteo secondo cui Gesù è il Messia
preannunciato dai profeti che porta a
compimento le scritture; Egli è l'Emmanuele-Dio-con-noi di Is. 7,14 che,
rifiutato dal suo popolo, è adorato dai Magi. La presenza dei due animali
rimanda simbolicamente a quel rifiuto, infatti, essi sono metafora del popolo
ebraico e pagano cioè di tutta l'umanità che Cristo incarnandosi è venuto a
salvare (S.Ambrogio). Essi hanno un significato che è stato fatto derivare da Isaia 1,3: "Il
bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone, ma Israele non
conosce e il mio popolo non comprende". La scultura rende sinteticamente il racconto: Il bambino nella cesta-mangiatoia è il nuovo
Mosè nato per salvare il suo popolo, egli è rappresentato nelle fasce
della morte con cui darà compimento all'Incarnazione.
Al di sopra del tetto (non si allude alla
"grotta", Matteo infatti parla di "casa" 2,11) appare la stella che
iconograficamente deriva dal monogramma cristologico: la sovrapposizione X e I di Cristo che è la stella annunciata da Balaam" (Nm 24,17).
I Magi sono dunque i protagonisti del
"Presepe"; vestiti all'orientale - berretto frigio, tunica,
mantello, brache - avanzano dialoganti nel classico atteggiamento tramandato
dal racconto apocrifo - verso il Bambino da adorare (Mt.2,9-11)
Matteo non spiega
nulla di questi rappresentanti del primo
annuncio di Cristo ai pagani; dice solamente che essi provengono dall'Oriente e
che, seguendo "la sua stella", giungono al luogo dove si trova il bambino.
Non dice quanti erano, né i loro nomi.
Essi rappresentano, secondo una
tradizione successiva, tutte le razze, l'intera umanità in tutti i tempi e
luoghi. Il numero tre - stabilito con Origene è rapportato alle tre età
dell'uomo: infanzia giovinezza vecchiaia.
L'identificazione dei Magi come re si riferisce ad una rilettura di Is.
60,3-6 "Cammineranno le nazioni alla tua
luce, i re allo splendore del tuo sorgere". Il termine màgos li definisce come aruspici, incantatori, astronomi, sapienti,
sacerdoti di Zoroastro. Clemente di Alessandria nel sec.III dice che erano
persiani, Tertulliano e Origene affermano che erano caldei o babilonesi. Giustino (Dial. 78) - è l'ipotesi considerata
più affidabile - fa provenire i Magi dall'Arabia, zona cui apparteneva
la città di Damasco, vi era una forte presenza di giudei e dove
era molto nota la profezia di Balaàm sulla stella.
(J.Daniélou - I SIMBOLI CRISTIANI PRIMITIVI -Arkeios 1997 p.135)
Il messaggio
dell'opera dunque è la chiamata universale alla salvezza, alla luce di
Cristo che è per tutti i popoli. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro
che abitavano in terra tenebrosa una
luce rifulse" (Is. 9,1)
CORRIERE DI
SALUZZO Gennaio 2004
BIBLIOGRAFIA
JEAN DANIELOU - i
Simboli Cristiani primitivi- 1997 ARKEIOS
ANGELO POPPI - i
Quattro Vangeli - Commento Sinottico - 2001 EMP
D.MAZZOLENI -Natale con i primi cristiani - Archeo Dossier