CRISTO IN MANDORLA

Gli avvenimenti tragici di Nasiriyah e la commovente
celebrazione funeraria in S.Paolo fuori le Mura a Roma, ci hanno indotti tutti alla
preghiera e a profonde riflessioni sul senso della vita aiutati
dalla contemplazione dei mosaici scintillanti d'oro della Basilica
paleocristiana dove campeggia l'immagine del Cristo Pantocratore
(onnipotente) giudice trascendentale, raffigurato in Maestà tra gli Apostoli e
i Vegliardi, nella liturgia celeste dell'Apocalisse, l'ultimo libro della
Bibbia.
Questo tema
iconografico e didattico che animava le catechesi
nelle chiese del primo millennio, è molto diffuso anche nelle nostre antiche
cappelle.
L'opera che presentiamo è il ciclo absidale di S.Salvatore
Macra, una cappella fondata nel sec. XII dai
monaci di Oulx, di
grandissima importanza per la presenza di dipinti altoromanici fortemente caratterizzati, che si trovano sui
muri laterali del presbiterio primo nucleo della chiesa. I dipinti ricoprivano
anche l'intera abside dove si concludeva il discorso
simbolico che, a partire dal peccato
originale dei Progenitori, conduceva alla fonte della salvezza, il Salvatore,
cui è dedicata la cappella.
La
decorazione dell'abside con la raffigurazione del Cristo Giudice attorniato
dagli Apostoli, venne
sostituito nel sec. XV dall'attuale ciclo pittorico realizzato da un ignoto
maestro che, dell'antica decorazione, ha conservato la bellissima figura circondata dalla mandorla iridata,
splendida nell'abito "candido come la
neve" e con la fascia d'oro. Le vesti bianche rivelano l'identità profonda
del personaggio di Macra: Il colore bianco indica infatti la trascendenza divina, dunque la figura rappresentata, la cui fascia
d'oro è simbolo del sacerdozio eterno, è il Cristo Risorto come si è rivelato a Giovanni al cap.1,4 di Rivelazione (Apocalisse): "Rapito in estasi giorno
del Signore" (la domenica) udii una voceMi voltai e vidi uno simile a
Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi cinto di una fascia d'oro. I
capelli della testa erano candidi come neve".
Il "Figlio dell'uomo" è la figura misteriosa, che riceve il potere dall'Antico
dei giorni descritto da Daniele (Cap.7, 9-14),
giudice escatologico col quale Gesù stesso nel
processo davanti al Sinedrio identifica se stesso. Egli appare a Giovanni al
centro di sette candelabri d'oro, simbolo delle comunità cristiane delle
origini e dice:
"io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente.
Io ero morto ma ora vivo per sempre e ho potere sopra
la morte e sopra gli inferi". Giovanni,
che attribuisce al Figlio dell'uomo anche le caratteristiche dell"Antico dei giorni" Dio, al
cap. IV descrive un'altra visione: "Fui rapito in
estasi ed ecco un trono si elevava nel cielo e uno vi era seduto. Colui che stava seduto sul trono era simile nell'aspetto a
diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono".

L'immagine del trono di Dio nella visione di Giovanni
rimanda a quella di Ezechiele 1,26-28 dove Dio appare circondato dall'arcobaleno. E' questa una forma che si è consolidata nelle raffigurazioni apocalittiche. Il
simbolo dell'arcobaleno aveva già presso i popoli precristiani un significato di collegamento tra
l'umano e il divino, e così viene anche riproposto nel racconto di Noè; nell'Apocalisse l'immagine dell'arcobaleno è presso il
trono di Dio. Poiché i colori fondamentali dell'iride sono tre, per Basilio l'arcobaleno con i suoi tre colori simboleggia la Trinità. Nella visione di Ap.IV, la corona dei raggi multicolori che avvolge il trono
si presenta come smeraldo e l'evidenza
data al verde suggerisce la speranza nella misericordia divina. è il grande tema dell'ultimo libro di Giovanni che va considerato come una lunga lettera consolatoria
per i cristiani perseguitati: la promessa della vittoria di Cristo sul male, già annunciata con la sua morte e la sua risurrezione.
"E vidi nella mano destra di colui
che siede sul trono un libro sigillato con sette sigili
che nessuno poteva aprire io piangevo molto
"(5,1-4).
Nessuno, né
angeli né uomini, può penetrare il libro misterioso del piano di Dio; le
creature non hanno la capacità di risolvere le gravi questioni dell'esistenza.
Solo Cristo "può", egli solo ha il potere di salvare l'umanità. E' questo il
centro del pensiero apocalittico e Giovanni riassume
simbolicamente lo stato dell'umanità nel grande pianto, simbolo della
sofferenza e dell'angoscia di ogni uomo che non sa spiegarsi il senso della
vita e degli eventi.
L'unica
risposta possibile è il Cristo risorto. Egli, poichè
ha vinto la morte, è in grado di rivelare il piano nascosto di Dio e il senso
della storia.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
M.PEROTTI - Repertorio dei monumenti artistici della provincia
di Cuneo Vol 1b