L'OSPIZIO' DEL '600 A
BUSCA

Il viale Strasbusgo che conduce alla Villa Bafile,
è un rifacimento ridotto del più antico
viale degli olmi: orgoglio della città risaliva
al XVII secolo, venne abbattuto nei primi anni del
fascismo, inutilmente difeso da Enrico Bafile.
In
questo viale sorgeva solitario l'antico Ospizio, un edificio che è ancora
visibile, ma, stretto tra la costruzione del 'Centro diurno' e la
mole dell'Ospedale, sopravvive
decadente e ignorato.
L'antica costruzione, protagonista di belle pagine
di storia buschese, compare nella
pianta del Theatrum Sabaudiae
del 1682, è quindi un bene
culturale inalienabile protetto dalle leggi. Molti, pensavano che la nuova adiacente costruzione
si sarebbe collegata armonicamente all'antico ospizio tutelato dalla Soprintendenza, valorizzandolo
in una nuova utilizzazione, invece l'edificio resta ignorato e decadente al suo
posto, forse nell'attesa che un fortuito crollo lo tolga
di mezzo. Una cosa davvero abbastanza strana.
Ma facciamo
un poco di storia. Quello che noi conosciamo come l'Ospizio dove anziani e
inabili sono stati, sino al 1992,
accolti e curati amorevolmente dalle Suore della Carità di S.Giovanna
Antida, venne costruito nel
1600 dai Padri Camaldolesi dell'Eremo.
'Secondo
le regole, i Camaldolesi praticavano l'ospitalità e per tale scopo a metà del '600 avevano acquistato dagli eredi Bruna un fabbricato
rurale appena fuori di porta Buffa vicino al Convento dei Francescani, con tre
giornate adiacenti che facevano coltivare a orto. Lo chiamavano 'l'Ospizio'
perché vi ricoveravano viandanti e poveri cui veniva distribuito quotidianamente minestre e pane.
Lo dirigeva un converso con l'aiuto di alcuni
servitori. Ancora oggi quella casa si chiama Ospizio. Fu acquistato
dall'ospedale della SS. Trinità (Ospedale e Congregazione di Carità) a metà dell'800 e il parroco Vacchetta vi accolse i ragazzi
handicappati rimasti orfani di ambedue i genitori a causa del colera del 1836' (F.Fino BUSCA. Il
cammino di una comunità -Ghibaudo Cuneo 1992 p. 509)
'Da struttura provvisoria divenne una pia istituzione che col tempo si
consolidò era vista con affetto dalla gente che con offerte e donazioni provvedeva a sostenerla economicamenteNel 1847 fu
presentata al re Vittorio Emanuele II la supplica di approvazioneil Re
approvava nel 1849 la legale esistenza del Pio Istitutocon la denominazione 'Ospizio' degli indigenti abbandonati. Nel
1937 passò sotto l'amministrazione comunale e poi delle USSL ( AA.VV -Vite
donate - Ed. Il CORRIERE 1999 pp27-42).
Che
cosa sarà di questo capitolo di storia buschese? L'edificio, che il Theatrum
riporta così fedelmente, in facciata
mostra una scritta riferibile al gioco del pallone elastico in uso in quel
luogo, oltre all'antichità e alla storia, ha un valore artistico che tutti
possono notare osservando l'elegante
piccolo portale (purtroppo in degrado) con i raffinati stucchi barocchi
reperibili anche in alcuni locali dell'interno. Certamente non
può essere abbattuto, dunque dovrà necessariamente diventare parte integrante
della nuova struttura. E' un compito interessante e doveroso che
certamente gli Amministratori e gli architetti impegnati nell'opera sapranno
ben risolvere, adeguatamente e correttamente.
Corriere di Saluzzo
febbrario 2003