La CAMALDOLI di BUSCA
La facciata
della chiesa dell'Eremo nel 1985
Busca è una
cittadina caratteristica dove si trova un po di tutto. Non poteva mancare qualcosa che è abbastanza raro: un
eremo camaldolese. Sorto sull'altura di Belmonte, un sito panoramico
stupendo adatto per la solitudine e la
contemplazione; qui vi si può salire e conoscerne storia e arte e in particolare trovare fresco e distensione e quel silenzio che nel mondo contemporaneo difficilmente trova
spazio . Scriveva nell'800 il conte Stanislao Grimaldi proprietario del sito al tempo della
soppressione: La posizione dell'Eremo è
eccezionale, la vista spazia da una
parte su tutta la pianura dell'alto Piemonte dall'altra sulla valle di
Panorama
della città dall'Eremo
Rossana e di Varaita,
dominata dall'imponente vetta del Monviso che, spesso coperta di neve spicca sull'azzurro del limpido cielo. Dal
bastione del giardino si vedono distintamente le città di Cuneo, Mondovì,
Fossano, Savigliano oltre agli innumerevoli comuni sparsi nella pianura. Questa collina, alta sui 900 metri, è un simbolo
della città; anticamente la gente saliva a pregare la Madonna custodita nella
chiesetta sulla cima e le confraternite vi facevano pellegrinaggi. La scoperta nel secolo scorso di documenti del Seicento, ha portato alla
conoscenza di numerosi miracoli
attribuiti all'intercessione della Madonna di Belmonte.
Di questa località e della chiesetta di S.Maria
gli studiosi hanno notizie sin dal
periodo anteriore al 1000. Provana Saverio di Collegno ipotizzava la presenza sul
luogo di una certosa femminile, ma documenti
successivi hanno dimostrato infondata l'ipotesi. Era invece certa la presenza di una chiesa retta da monache. La prima
testimonianza scritta della vita a
Belmonte risale al racconto della visita
apostolica del 1584 sorgeva in altomonte una
cappella della Madonna detta Belmonte unita
cuidam monasterio. Secondo
la testimonianza di Mons Agostino dalla Chiesa del
1655, sappiamo che Sul monte stesso che sovrasta Busca è stato ai giorni nostri fondato un
eremo di camaldolesi dove già anticamente vi era una piccola ma divota chiesa alla Madre di Dio dedicata sotto il
nome della Madonna di Belmonte, alle
monache di S.Maria d'Alba, come dalla vita della
Beate Margherita di Savoia si legge, sottoposta nell'elenco delle
chiese che nel 1386 pagavano la tassa del cattedratico si trova anche S.Mariamontis de Busca. I Camaldolesi, fondati da S.Romualdo nel
1012 a Camaldoli, vennero introdotti in
Piemonte nel 1600 da Carlo Emanuele I di Savoia in occasione della peste di fine secolo, l'eremo di Busca allo sbocco della Val Maira, costituiva un baluardo della diocesi
torinese, dello stato sabaudo e del saluzzese. Con l'arrivo dei Camaldolesi la
sacra montagna risorse a vita nuova ma,
per l'erezione, i monaci dovettero superare molte difficoltà. I lavori andavano
a rilento e l'eremo di Busca corse il rischio di essere abbandonato. Si
racconta che i monaci caricarono le masserizie su carri con buoi e cavalli ma alla località detta
Bosco della Corte gli animali si
fermarono e non si mossero più. In questo i monaci videro la volontà di Dio e
della Madonna e tornarono sul monte per ultimare il cenobio.
Pianta
del complesso in un disegno del ‘700
Secondo l'uso camaldolese ogni monaco abitava una
cella divisa in 5 stanzette: Una di
queste celle si può ancora vedere nei pressi del campo da bocce, un residuo denominato Cappella dell'eremita. nell'eremo fiorì la santità. Si ricorda
Bernardino Milano da Piacenza che morì santamente nel 1620, la sua salma che
emanava soave profumo fu traslata a Busca nella chiesa dei frati Minori che poi
andò distrutta nella soppressione napoleonica. E poi il Padre Benedetto da Santolupo che si
offri di curare gli appestati e cadde vittima egli pure del contagio . Ma la
santità più nota e piena di profumo francescano fu quella del laico Giovanni Chiottasso
che per la sua famigliarità con Dio e con Maria, avrebbe operato miracoli. Rimasti
definitivamente a Belmonte i monaci
completarono dopo il 1666 la grande chiesa conventuale che venne arricchita
dei dipinti di Giuseppe Dalamano e degli stucchi del Beltramelli ancora visibili negli anni 80 del
Novecento, mentre l'antica piccola
chiesa della Madonna venne adibita a servizio del pubblico fuori dalla
clausura.
I monaci
praticavano l'ospitalità, a tale scopo avevano acquistato un fabbricato
rurale vicino al convento di S.Maria degli angeli. Lo
chiamavano lOspizio perchè vi si
ricoveravano viandanti e poveri cui si distribuiva quotidianamente le minestre
e pane. Ancora oggi quella casa si
chiama l'Ospizio. A metà dell'800 fu
acquistati dall'ospedale della SS Trinità e il parroco Vacchetta vi raccolse i
ragazzi handicappati rimasti orfani dei genitori a causa del colera del 1836.
Purtroppo per la legge
Iniquadella Soppressione napoleonica, iI 23 gennaio 1801, anche l'eremo di Busca che fu soppresso
come quelli di Torino, e Cherasco. I beni divennero proprietà della nazione. I
frati dovettero abbandonarono l'eremo, Le 597 giornate di terreno dell'Eremo non
trovavano acquirenti, la gente si rifiutava di comprare terre rubate. Il
governo impose l'acquisto forzato ai nobili. Dovettero così acquistare l'Eremo la contessa di Pavignano, il conte
Bernardo di Monasterolo, il Barone Grimaldi Paoletti di Peuget. Il conte sperava di salvare l'eremo dalla
profanazione, ma fu impossibile formare una nuova comunità alla caduta del dominio francese. Solo allora il conte
Grimaldi considerò veramente suo l'Eremo e lo
trasformò
in
una bella dimora estiva. Gli affreschi
del Gonin dovuti ai Grimaldi con gli stemmi e con
leggenda di Telemaco e la Galleria, la
grande camera al secondo piano, le storie di Apollo e le muse e la galleria con la guerra dei puttini. Partiti i Camaldolesi l'eremo fu saccheggiato, i bancali del 600 per
impedire che fossero ridotti in legna da
ardere, vennero donati alla parrocchia i
mobili di sagrestia furono venduti alla confraternita della SS Annunziata. Gli stalli del coro vennero portati nel coro della
parrocchia così il quadro di S.Giuseppe che
rimanda a quello di Narzole dell'eremo di Cherasco di Marcantonio Franceschini. Nel
1959 l'Eremo venne ceduto alla Parrocchia Colleggiatadi Carmagnola per una colonia
Dipinti del Gonin
estiva.Durante la seconda guerra mondiale una bomba distrusse in parte la bella chiesa
barocca che nel 1985 era ancora visibile anche nei suoi affreschi; un successivo
terremoto fece crollare il campanile rendendo impraticabile l'edificio,
divenuto oramai un rudere della storia
della città. all'ingresso il grande
cedro del Libano, terzo in Europa per dimensioni e altezza (30 metri) che si
presume risalga al periodo camaldolese, resta
ad accogliere i visitatori, testimone antico e silenzioso, della storia e della santità di
quel luogo.
