ANNUNCIAZIONE
Il silenzio in cui risuona la Parola
Iconografia frequente nelle nostre valli

Busca- S Stefano Annunciazione
Nel complesso pittorico che
decora il presbiterio della chiesa SS. Trinità di Busca (CN), emerge
sullo sfondo absidale, la raffigurazione della SS Trinità che glorifica Maria, dipinta da Giuseppe Dalamano
nel 1735 c. L'opera si colloca scenograficamente tra le pareti laterali dove
compaiono, due per lato, quattro dipinti d'epoca secentesca con la raffigurazione
del dramma dei Progenitori: la disobbedienza, il dialogo con Dio e la cacciata;
Eva con i figli Caino e Abele e la scena dell'uccisione Abele.

Le quattro scene esprimono
chiaramente la precarietà e la tristezza della condizione umana dopo la
disobbedienza, ma il discorso pittorico si apre, nell'esuberante iconografia barocca, alla gloria della Madre
del Salvatore la donna che la tradizione cristiana vede in Genesi 3,15 nel
cui figlio si compie la vittoria sul serpente: Porrò inimicizia dice
al serpente' - fra te e
la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu
le insidierai il calcagno. (Gn.3,15) Si tratta
del protovangelo, il primo annuncio del
Messia. Il dramma dell'umanità ferita, si colloca dunque sul barlume luminoso della promessa,
ed inizia la storia della salvezza quell' attesa del Salvatore che si realizzerà nella pienezza dei
tempi. Quando venne la pienezza del tempo Dio Mandò suo Figlio, nato da
donna nato sotto la legge per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo
l'adozione a figli (Gal. 4-4,5)

Con
l'Annuncio a Maria descritto nel cap.1 di Luca, si compie la promessa: Dio entra nella storia:
Ti Saluto Maria piena di grazia.concepirai e darai alla
luce un figlio e lo chiamerai Gesù . (Lc, 1,28).
Nella casa-grotta dell'Annunciazione di
Nazareth, diventata nel sec.II una delle
primissime chiese cristiane, gli archeologi francescani B. Bagatti
e E.Testa, nel corso degli
scavi condotti durante la costruzione della sovrastante basilica nel 1969,
portarono alla luce, incisa sulla pietra per la la prima volta, quel saluto dell'angelo che sulla bocca dei credenti avrebbe
attraversato i secoli : KAIRE MARIA,Ave Maria
(G. RAVASI I Vangeli di Natale- Fam.Cristiana p45)

L'Annunciazione
diventerà, uno dei modelli iconografici più luminosi e diffusi dell'arte
cristiana. La troviamo già alla fine del sec. II nella catacomba di
Priscilla e nel sec. V nell'arco trionfale di S.Maria
Maggiore a Roma dove compare l'iconografia
della colomba.
In uso nel
mondo orientale come simbolo dell'amore la colomba, considerata sconveniente per
l'Annunciazione, non venne più usata nei secoli
successivi.
Ricomparve all'inizio del II
millennio quale simbolo dello Spirito Santo soffio d'amore del Padre.
Nel Medioevo, la scena dell'Annunciazione era
presentata nell'ambito dei telai teatrali in uso per le messinscene liturgiche
nelle chiese: le mansioni.
Nel 400
viene pensata in uno spazio prospettico
che respira dell'intimità divina. La scena - nel
contesto della cultura teologica
che contrapponeva Eva eMaria, paradiso perduto e
riscatto - introduce la cacciata dei Progenitori, esprimendo nell'annuncio
della venuta di Cristo la risoluzione della colpa originale.

Roma-S.Maria Maggiore
Arco trionfale Annunciazione sec. V
Nell'Annunciazione dell'Angelico
a Cortona (1434, Museo Diocesano) (l'immagine
rappresenta quella di Madrid) la luminosa loggia prospettica separa e collega i
due eventi temporalmente lontani. Al
di là del giardino impreziosito di fiori, Adamo ed Eva cacciati, sono
contrapposti alla scena in primo piano dove Maria
dice il suo si'. I personaggi costituiscono la
tensione tra il polo del male in lontananza (la scena della
cacciata) e il polo del bene in primo piano (la scena dell'Annuncio). L'angelo nunziante
accompagna con i gesti le parole in oro, della scritta in alto che si piega in direzione della colomba, mentre
quella in basso è diretta al corpo di Maria. La
risposta della Vergine Ecce ancilla Domini in mezzo è capovolta, nel significato
adottato da Van Eyck 10
anni prima: le parole dell'angelo vengono dal cielo e sono rivolte alla terra,
le parole della Vergine sono rivolte a Dio che dall'alto le legge.
La colomba che si dirige verso l'orecchio di Maria è un motivo iconografico che
fa riferimento S.Efrem che, nel sec. IV, contrappone
all'ascolto di Eva al serpente quello obbediente di Maria.
(A. APPIANO Le forme dell'immateriale -SEI pp. 5-55)
Maria è,
infatti, la donna che vive totalmente nella fede in ascolto umile di Dio, ella interroga per comprendere il cammino oscuro in cui in
obbedienza intende vivere ed accoglie l'annuncio in disponibilità totale. Maria diviene l'arca vivente, la dimora di Dio, la figlia
di Sion rappresentante del popolo eletto, la Sposa della Nuova Alleanza. Eccomi,
sono la serva del Signore avvenga di me quello che hai detto

L'iconografia dell'Annunciazione è
frequente nelle cappelle delle nostre valli, si trova con connotazioni diverse
in apertura al discorso pittorico: in S. Stefano a Busca (CN) la piccola
colomba col nimbo crociato si avvicina al volto bellissimo assorto in
contemplazione di Maria. In Valle Varaita, le due scene cinquecentesche - ex Cappella
di S.Rocco di Piasco (1534)
e nella Parrocchiale di Isasca
(1545)
sono caratterizzate
dall'evidenza delle scritte nei cartigli fluenti, molto decorativi. In particolare quello di Piasco, dove la
Vergine siede in una notevole struttura architettonica che richiama l'ambiente
domestico in cui la tradizione neotestamentaria vuole
sia
avvenuto l'annuncio. In alto appare
l'Eterno Padre configurato con accezioni diverse di grande interesse: solo,
o
nell'iconografia trinitaria, mentre invia la colomba che diffonde a sua volta i
raggi, o il soffio divino all'orecchio di Maria.
Talvolta appare la visualizzazione del Bambino che scende sul raggio di
divino con la croce sulle spalle, come a Ostana (S.Bernardo), Scarnafigi (SS Trinità) e Manta (S.Maria
del Monastero) oppure come nella tenerissima Annunciazione di San Peyre
di Stroppo, dove il Bambino scende, ma senza la
croce, con le braccia tese verso la Madre. Campeggia la scena il giglio, fiore della divinità che rappresenta la realtà del Verbo
fatto carne; in alto, nel nimbo appare il Padre (col volto di Cristo) che invia
il Bambino. Questo tema iconografico, che vuole
esprimere le due nature divina e umana di Gesù, era
molto in uso ma venne a cessare con il Concilio di Trento che considerava
eretica una rappresentazione prenatale del Figlio di Dio.
L'evento fondante del cristianesimo,
ebbe un culto molto diffuso. Numerose le confraternite intitolate
all'Annunciazione, le confraternite del Gonfalone i cui colori
- il bianco l'azzurro il rosa - stanno a indicare la concezione verginale del
Figlio di Dio.
Nei secoli successivi le opere rivelano il mutamento
stilistico verso il barocco. A Busca (CN) l'icona
dell'Annunciazione nell'altar maggiore della Bianca - antica
Confraternita della SS. Annunziata opera di Gio.
Angelo Dolce da Savigliano del 1585, rivela questo
passaggio. Il dipinto è organizzato in una composizione spaziale triangolare,
dove l'effetto luministico delicatamente sfumato richiama i valori più alti
dell'arte manierista anticipatrice della spazialità e del cromatismo barocco. Nel vertice superiore dell'ideale triangolo, la figura dell'Eterno
Padre grandeggia nello spazio aereo, e la colomba appena percepibile scende su Maria che, accoglie l'annuncio con le mani incrociate
nell'assenso. Scomparsa la struttura architettonica rinascimentale,
l'unico richiamo ambientale resta - centro significativo
della composizione - l'inginocchiatoio, su cui è collocato il Libro, la Parola.
In Maria -il silenzio in cui risuona la Parola dell'eterno (B.Forte) - si compie e si realizza il progetto d'amore di
Dio: Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi; la misericordia di Dio si è incarnata nella disponibilità incondizionata della Madre a
condividere il destino di dolore del figlio Messia Redentore.